di Jacopo Scarinci
Il 27 maggio 2015 il Giro d’Italia arriverà a Lugano. “Uella!”, dirà qualcuno. L’Italia non è abbastanza grande? Cosa vogliono da noi? Come si permettono di portare tricolori e maglie rosa in sfilata sul lungolago?
Non è ancora tutto: il giorno dopo il Giro ripartirà da Melide, direzione Italia. “Doppio uella!”, dirà qualcuno. Già la Cantonale è piena di frontalieri a ogni ora del giorno, adesso ci si mettono anche questi stranieri a disturbare i noss gent di Agno, Magliaso e Caslano? Se poi i ciclisti prima di partire faranno una visita allo SwissMiniatur, come si potrà definire se non una vera e propria invasione multikulturale?
Il momento culmine avrà luogo al passaggio dei corridori da Ponte Tresa per rientrare in Italia, quando il trenino della linea Lugano-Ponte Tresa subirà diversi minuti di ritardo che saranno considerati una volgarissima ingerenza italiana sugli affari interni svizzeri e porteranno a indignate interrogazioni al Consiglio di Stato.
Ci sarà chi proverà a spiegare la faccenda del ritorno commerciale, chi invece spiegherà che per due giorni gli alberghi saranno pieni, chi proverà sommessamente a dire che il passaggio del Giro, seconda manifestazione ciclistica più importante a livello mondiale, sarà un omaggio al 125esimo compleanno del Velo Club Lugano. “Triplo uella!”, dirà qualcuno: noi abbiamo il Tour de Suisse!
(Foto: luckyz)