di Corrado Mordasini
Poco fa Gobbi al Quotidiano, in merito alle nuove celle per detenuti in cura psichiatrica: “Non chiamatele celle”.
Certo. E i radar non si devono chiamare radar ma fotografatori di frontalieri e la tassa sul sacco non si deve chiamare tassa.
Questa negazione dei vocaboli si diffonde tra i ministri leghisti più velocemente dell’ebola.
Comunque a casa mia una cella, seppur con le copertine a fiori, ma monitorata 24 ore su 24 e chiusa ermeticamente, rimane una cella. Va bene, eh! Niente in contrario. Fatichiamo a capire perché le cose non devono essere chiamate col loro nome, ma ci adeguiamo.
Probabilmente la prossima frase topica del simpatico e grassoccio ministro sarà: “Non chiamatela trombatura”.
(Foto: J. McAllister)