di Jacopo Scarinci
L’ultimo barometro elettorale, commissionato dalla SRG/SSR, offre diversi spunti interessanti.
Quello che merita più approfondimento è il rapporto tra il dato relativo alla considerazione dell’immigrazione come problema principale da affrontare e il parallelo calo dell’UDC nelle intenzioni di voto. Il 73% degli interpellati si dichiara concorde con il tentativo del Consiglio federale di applicare l’iniziativa del 9 febbraio senza incrinare i rapporti con l’Unione Europea, mentre il 58%, se posto davanti alla possibilità di cancellare i Bilaterali, voterebbe per il loro mantenimento.
Oggi il tema dell’immigrazione non è più singolo appannaggio dell’UDC, perché rispetto al passato tutti i partiti hanno iniziato a occuparsene e a formulare proposte. Di conseguenza le posizioni democentriste si sono sempre più radicalizzate, raggiungendo un estremismo in apparenza sgradito a un elettorato che ai Bilaterali e ai rapporti con l’UE non vuole rinunciare. Quello del 9 febbraio è stato un voto deciso da meno di 20 mila schede, figlio della paura e del riflesso alla chiusura provocato da una massiccia campagna dai toni drammatici, tesa a raffigurare una realtà che però sembra essere diversa da quella presentata dai promotori.
Il popolo pare aver compreso che con la rinuncia agli Accordi bilaterali si scherzerebbe con il fuoco e che i problemi relativi all’immigrazione si possono risolvere con riforme interne, senza cedere all’allarmismo. Con pragmatismo.
(Foto: ginasanders)