di Corrado Mordasini
Ultimamente litigo spesso con alcune persone in Facebook. Si incazzano perché gli do degli xenofobi. Allora sgombriamo il campo dagli equivoci.
Xenofobia è una parola dalla radice greca: xeno = diverso, fobia = paura. Dunque xenofobia = paura del diverso. Se ti do del claustrofobico ti incazzi? O dell’agorafobico (hai paura degli spazi aperti)? O dell’aracnofobico (hai paura dei ragni)? No, al limite ne discutiamo.
Probabilmente anch’io ho le mie paure. Io per esempio ho paura delle carte di credito, ma non c’è un termine greco per esprimere questa fobia: ai tempi di Socrate le carte di credito non esistevano.
Ecco, io sono convinto che noi Ticinesi, a parte alcune pregevoli eccezioni, non siamo razzisti. Il razzista per definizione avrà sempre un preconcetto verso un’etnia, considerandola inferiore e diversa dalla sua e rifiutando di mischiarsi con essa.
Il Ticinese, come lo conosco io, è piuttosto quello che ha l’amico Abdul o Boban ma poi “Gli arabi e gli slavi sono puzzoni”. Quello che vuol dire il nostro compaesano ticinese è semplicemente che Abdul e Boban li conosce, sono brave persone e dunque suoi amici, mentre gli altri no e allora sono puzzoni (per semplificare).
Ma ricordiamo che per il Ticinese medio (popolazione di montagna per lo più) è già puzzone quello del paese a 3 chilometri su per la valle.
Questa è la xenofobia. Mica bisogna vergognarsi. È una paura e, come la claustrofobia, bisogna solo affrontarla e cercare di vincerla. Io sono convinto che tantissimi Ticinesi che hanno l’amico Abdul, Gennaro, Boban o Carlos ce la possono fare.