di Jacopo Scarinci
Brittany sono io. Brittany sei tu che leggi. Brittany è tua sorella, è tuo papà. Brittany siamo noi. La scelta di togliersi la vita prima che un cancro in fase terminale la uccidesse e imprigionasse ancora di più ha portato all’onore delle cronache una giovane americana di 29 anni, Brittany Maynard. Una scelta del genere non va né commentata né giudicata. Mi sento però di ringraziarla.
Perché chi conosce la morte sa quanto sia ingiusta, sa quanto travolga la vita di chi resta, e può immaginare l’impotenza, lo smarrimento dei suoi parenti, dei suoi amici. Brittany va ringraziata perché con questo suo gesto ha dimostrato cosa sia in fondo la vita: essere liberi.
Davanti a un male incurabile Brittany non si è scoraggiata, ma ha iniziato a fare tutte le cose che avrebbe voluto fare finché sarebbe potuta rimanere tra noi e visitare luoghi fino ad allora solo sognati. Ha vissuto, ha onorato la vita. Ha deciso di farlo in faccia a un cancro, decidendo lei quando andarsene da questo mondo, non lasciandogli l’ultima parola. Ha spiegato a noi tutti che cosa sia il libero arbitrio e quanto siano importanti le nostre libertà personali.
Le libertà, sì. Anche la libertà di scegliere quando morire.
Brittany ci ha insegnato ancora una volta ad amare la vita, a viverla, a non essere mai passivi, a vivere i giorni e colorarli con le nostre azioni, con le nostre passioni, con il nostro essere sempre noi stessi.
Grazie, Brittany. Che la terra ti sia lieve.