di Jacopo Scarinci
Ci abbiamo creduto tutti, quando alcuni portali hanno rilanciato la possibilità che Sergio Savoia si candidasse al Consiglio di Stato con una lista propria, uscendo dai Verdi del Ticino. Ci abbiamo creduto esattamente come quando due genitori si sentono dire dal figlio cosa vuole studiare all’Università e in quale sede, quando progetta il proprio futuro, quando fa delle scelte. Ci abbiamo creduto quando nello spazio di una notte sembrava che Savoia, dal curriculum ambientalista di provata fede, avesse capito che ormai il suo elettorato di riferimento tiene all’ecologia come Gérard Depardieu tiene alla lotta al colesterolo. E sarebbe stata una scelta anche giusta, eticamente corretta.
Invece no. Invece ci toccherà sentire ancora sermoni su frontalieri, confini, padroncini, disoccupazione e libera circolazione in salsa pop. Anzi, Ecopop. E la volta che non lo farà, perché appunto Sergio ecologista lo è sempre stato, ci saranno dozzine di Leghisti e Democentristi che sul suo blog gli scriveranno: “E la libera circolazione? E il 9 febbraio? E le frontiere?”. Dura, la vita degli ambientalisti.
Non importa. Ci abbiamo creduto.