di Jacopo Scarinci
Succede che dopo mesi, anni di martellamento sull’immigrazione da parte di una Destra più o meno xenofoba e di un ecologista in disperata ricerca di identità, ieri pomeriggio viene pubblicato uno studio dal titolo “Decoding Global Talent” di JobCloud. Che, con dati analizzati da “The Boston Consulting Group” e da “The Network”, afferma che il 77% degli Svizzeri interpellati è pronto a emigrare in cerca di nuove sfide e di arricchimento personale.
Sorprende che le motivazioni portate da questo 77% siano, soprattutto, la scoperta di nuove culture e le strutture all’avanguardia riconosciute ai Paesi e alle regioni dove emigrerebbero più volentieri, ovvero Stati Uniti, Canada, Germania, Europa del Nord, Australia. Ma come, noi non eravamo i più belli, invasi quotidianamente da chiunque appunto perché eravamo i più belli?
Certo, la Svizzera è un Paese riconosciuto come leader in diversi campi. Ma questo sondaggio spiega altro, cioè l’evoluzione del mondo e della società. A poche settimane dal 2015 è impensabile costruire steccati, negare evidenze, contingentare dicendo “tu sì, tu no”. L’immigrazione e di conseguenza l’emigrazione sono fenomeni storici e sociali che si ripetono dalla Preistoria, ogni volta per motivi diversi.
Il 77% degli Svizzeri si dice pronto a far la valigia ed emigrare. Non è un 77% di traditori della causa elvetica: è semplicemente un gruppo di persone che ha capito come giri il mondo oggi. C’è da prendere atto di questa realtà, capirla, gestirla senza chiudersi, capendo che lo scambio sociale, culturale e lavorativo è presente in ogni angolo del pianeta. E non è una cosa brutta.