di Carol Bernasconi
C’era una volta una vecchia masseria. Se ne stava tutta sola in cima a una collina del paese di Davesco, circondata da alberi verdi e rigogliosi. In pochi sapevano della sua esistenza, ma lei ne era felice perché si godeva la sua pace.
La povera masseria però non sapeva che il luogo in cui era stata costruita piaceva a un ricco signore, che voleva costruire il suo castello proprio su quel terreno. Fu così che il ricco signore riuscì a impadronirsi di quelle terre piene di alberi, rase al suolo la piccola masseria e costruì il suo lussuoso palazzo. Molti alberi furono abbattuti. Il terreno tutto intorno fu sgomberato per fare spazio alla vista, alla piscina e al palazzo.
La gente del paese si chiedeva come fosse possibile tutto ciò, se fosse legale, se fosse giusto sradicare decine o centinaia di alberi in questo modo. Ma nessuno osava dire nulla, perché si sa che molto spesso il dio denaro permette cose fuori da ogni regola. Così il tempo passò e il palazzo fu terminato.
Ma una notte, una terribile notte, nel paese di Davesco ci fu una tragedia. A causa delle forti piogge, un muro di sostegno trascinò la montagna con sé, distruggendo una casa e togliendo la vita a due giovani donne. Furono giorni di sgomento, dolore, tristezza e rabbia.
Gli abitanti però si svegliarono e cominciarono a mormorare sempre più ad alta voce che anche il grande palazzo lussuoso sarebbe potuto cadere, travolgendo altre case, finendo nella strada sottostante. Perché ormai non c’erano più alberi su quella collina, nessun sostegno naturale per la terra.
Il mormorio si trasformò in voce squillante e la voce, che ormai non si poteva più far finta di non sentire, arrivò alle orecchie dei nostri politici, che si trovarono costretti a dover rispondere a molte domande.
Le risposte non sono ancora giunte alle nostre orecchie. Le stiamo ancora aspettando.