della Redazione
A ben pensarci, sembra ovvio: loro vogliono la libera circolazione e noi gli diamo la libera circolazione. Ovvero: se mi tolgono il lavoro per darlo a un frontaliero, io li frego almeno un po’ e vado a fare acquisti in Italia, dove i prodotti costano la metà. Mica è proibito, no?
Vero.
Obiezione! Se tutti facessero così, l’economia ticinese andrebbe in vacca. E poi, se ragioni solo “pro saccoccia”, non sei migliore di chi, sempre “pro saccoccia”, ti ha licenziato per assumere un frontaliero e pagarlo la metà. Vogliamo avere un briciolo di tensione ideale o no?
Vero anche questo.
Contro-obiezione! Dite quel che vi pare, ma se io non comprassi in Italia non riuscirei ad arrivare alla fine del mese. Per me la spesa oltre confine è una necessità.
Vero pure quest’altro.
E allora?
Allora ogni posizione è legittima e qui non colpevolizziamo nessuno se va a fare acquisti in Italia. Però vogliamo aprire una discussione.
E lo facciamo con una domanda, per cominciare: se chi vive e produce e guadagna in Svizzera non è in grado di mantenersi in Svizzera acquistando beni e servizi in Svizzera… non c’è qualcosa di profondamente bacato nella nostra economia?