di Daniele Fontana
La testa un attimo sopra le polemiche quotidiane. Sopra le nubi grigie, sopra il frastuono. Per dire che l’evento primaverile del Festival del film Locarno “L’immagine e la parola” è una gran bella cosa.
I quattro giorni appena conclusi, vissuti tutti nell’impronta di Emmanuel Carrère, sono stati una sorpresa grande, una ventata di aria fresca, una luce continua. A cominciare dall’uomo Carrère, che si è speso senza riserve a titolo gratuito. Certo, stava promuovendo il suo ultimo libro, “Le Royaume”. Ma chi gliel’ha fatto fare di dedicare giornate intere non solo a parlare di sé e del suo lavoro o a presentare i film scelti, ma anche ad animare atelier et workshop, mettendo sul tavolo tutto il suo sapere? Senza filtri, senza mitizzazioni, senza snobismi. E poi la gente, accorsa in un numero che ha superato ogni più rosea aspettativa, premiando il coraggio e l’intelligenza degli organizzatori.
I libri di Carrère li può leggere praticamente chiunque sappia arrivare alla fine di una frase. Valeria Golino, presente come lettrice di pagine dello scrittore francese e come regista del film “Miele”, è star arcinota.
Ecco come si può fare anche cultura “popolare”, senza imboccare i facili e tristi sentieri di chi vede negli altri soltanto delle… capre.