di Corrado Mordasini
Non tutti i ricchi sono cattivi. Alcuni attraverso la cruna dell’ago riescono a passare. Una di loro è Regina Catambrone, calabrese, con il marito Christopher, italoamericano. Una coppia di ricchi, con una barca da 41 metri che beccheggia nei porti di Malta, dove loro vivono.
Un giorno Regina e Christopher non ce la fanno più a vedere la gente morire. Probabilmente qualcosa si spezza in quei cuori di benestanti, proprietari di una compagnia di assicurazioni, e decidono di agire. Nasce così la prima e finora unica associazione di salvataggio privata: un Mare Nostrum della coscienza.
Una ventina di persone tra equipaggio, medici e volontari per assistere i migranti, per salvarli dall’annegamento e dall’inedia. Così Regina ha salvato più di 2’700 persone. Spendendo, col marito, più di 35 mila euro al mese, per metà suoi e per metà di donatori tedeschi. È anche umile, Regina: “D’altronde anche io e mio marito siamo dei migranti molto più fortunati. Lui ha lasciato New Orleans, io la Calabria”.
Oggi purtroppo, i soldi sono finiti. “Le risorse messe a disposizione dalla nostra famiglia sono terminate e purtroppo non saremo in condizioni di protrarre la missione nei mesi a venire”, spiega Regina. “Ringrazio le persone che ci hanno sostenuto attraverso le donazioni, tuttavia la cifra raccolta è insufficiente a sostenere persino le spese vive dell’operazione”. E ce ne dispiace. Perché questa ricca regina del mare ha fatto molto di più di tanti di noi per aiutare altri esseri umani. Migranti, non ladri e vagabondi.
Ora immaginiamo Regina che scruta il Mare Nostrum: quell’arido mare che gli Europei fingono di ignorare, quella cassa da morto liquida per mille e mille morti dimenticati, che come unico sudario hanno metri di acqua salmastra. E, mentre i suoi capelli biondi sventolano alla brezza, pensa: “Ancora solo uno, avrei potuto salvarne ancora uno”.