di Jacopo Scarinci
L’articolo di Giorgio Mainini pubblicato lunedì sul GAS lascia perplessi per più di un motivo e mi spinge a porre quattro domande.
- Considerato come il Quantitative easing deciso dalla BCE proseguirà a lungo e che l’euro continuerà nella sua perdita di valore rafforzando il franco, è così convinto Mainini che senza i Bilaterali non sarebbe un autentico bagno di sangue, soprattutto per il Ticino?
- Siamo circondati, con più di 500 milioni di vicini di casa che hanno una moneta diversa e che appartengono a istituzioni politiche ed economiche diverse. Se Mainini avesse così tanti vicini di casa alleati tra loro, farebbe come Don Chisciotte contro i mulini a vento o cercherebbe con loro un compromesso?
- Il giorno in cui la Banca Nazionale Svizzera abbandonò la soglia fissa, in Borsa ci fu un tonfo da record, con dichiarazioni allarmate del mondo economico e sindacale e code ai bancomat a cambiare i soldi. Mainini può arrivare da solo a capire cosa succederebbe in caso di addio ai Bilaterali. Uno scenario del genere non lo preoccupa?
- Giorgio Mainini parla di “popolo ticinese”. E fa bene: siamo in Ticino. Però non è il Ticino che può congelare o denunciare gli Accordi bilaterali: tocca a Berna. E Berna è consapevole sia che il voto del 9 febbraio è stato deciso dallo 0,1% dei votanti sia di quelle che sarebbero le conseguenze di una rottura dei Bilaterali sui rapporti con l’Unione Europea. I problemi che qualcuno spaccia per conseguenze dei Bilaterali li troviamo solo in Ticino: ancora colpa dei Bilaterali o di un Cantone totalmente incapace di legiferare e innovarsi?