Fa sorridere che tra i contrari alla legge federale sulla radiotelevisione figurino quelli che guardano le partite solo se le commenta Armando Ceroni, le zebette che senza “Affari di famiglia” non avrebbero avuto nulla di cui parlare per anni e anni, le casalinghe che senza “Zerovero” o “Il Rompiscatole” si sentirebbero perse.
Fa sorridere, insomma, che tra i più contrari a questa legge in votazione il 14 giugno ci siano i principali appassionati di tutto ciò che propone la RSI. Fa sorridere perché dimostra come questi contrari abbiano capito poco o niente del tema in votazione: tutto tranne che una novità, ma l’ottimismo sul fatto che prima o poi la gente possa sapere su cosa stia votando in noi non calerà mai. Uno degli obiettivi principali di questa riforma è tutelare le aree linguistiche del nostro Paese, e l’italiano, in Svizzera, è parlato solo in Ticino e Grigioni italiano. Ogni giorno i Destroni nostrani urlano contro i balivi di Berna e una volta che arriva una legge a favore della nostra area linguistica riescono a sbraitare comunque? Ai limiti dell’incredibile.
I finanziamenti che verrebbero assegnati alla RSI sarebbero molto importanti, e non per arricchire i portafogli dei manager come paventato da alcuni, ma per migliorare e accrescere un’offerta televisiva che ha sempre più concorrenza. I nostri connazionali di lingua romancia, ad esempio, vivono la RTR come tratto d’unione, come coltivazione della loro splendida lingua, con bellissimi programmi che parlano della loro storia, della loro cultura e dei loro valori sociali. Perché negargli la possibilità di avere una legge radiotelevisiva così a favore?
Siamo sicuri che i contrari non stiano facendo una campagna disinformata ascoltando troppi cattivi maestri?