di Jacopo Scarinci
Ha avuto un che di pietoso e grottesco l’intervista al Consigliere federale Schneider-Ammann andata in onda a “Il Quotidiano” di giovedì sera. Non tanto per le cose che ha detto, cioè che in pratica a Berna vogliono tanto bene al Ticino ma che, riassumendo la pariglia, son cazzi nostri. Bensì per la figura che ha fatto il povero Christian Vitta di fianco a lui.
Siamo un Paese plurilingue, ma è chiaro che non a tutti in Ticino è comprensibile il tedesco. Quindi l’idea della RSI è stata quella di mettere di fianco Schneider-Ammann e Vitta, intervistandoli con una domanda a testa: uno rispondeva in tedesco e l’altro in italiano. Il risultato, nelle espressioni e nei contenuti, è stato il veder tramutare il vincitore della lotta in casa liberale-radicale e fresco consigliere di Stato Vitta in un novello Oliver Twist con la scodella in mano che chiede altra zuppa al crudele satrapo che ne controlla l’esistenza.
Schneider-Ammann a dire che ha grande interesse per il Ticino, Vitta a dire che ci vogliono soluzioni fatte su misura per il Ticino perché Cantone di frontiera. Il ministro federale con lo sguardo a dirgli: “Che avete voi, semmai? A Basilea o in Romandia mica stan tanto male”. E Vitta con lo sguardo rassegnato a dire: “Eh, bon, ci ho provato”.
Questi pochi minuti d’intervista sono stati la dimostrazione chiara e plastica dei rapporti tra la Confederazione e il Ticino. Ovvero: “Vi vogliamo bene, le vacanze da voi sono bellissime, però imparate a gestirvi”. Qualcuno, in quel frangente, avrebbe potuto chiedere lumi a Schneider-Ammann sulla questione dello stop alle misure di accompagnamento. Ma, si sa, la colpa è sempre dei Ro$$i, no?