di Krumira
Io vorrei vederli, davvero. Vorrei sapere che facce hanno, cosa mangiano a colazione, che libri leggono. Di chi parlo? Dei 24 richiedenti l’asilo che hanno tolto il sonno a Norman Gobbi, che lo hanno fatto sproloquiare sulla chiusura delle frontiere.
Dati della Segreteria di Stato alla mano, a fine maggio 2015 i richiedenti l’asilo che avevano deposto una domanda in Svizzera era 24 in più rispetto a quelli del 2014. Neanche uno per Cantone. Quali saranno i Cantoni rimasti orfani del loro pulcioso cadeau non è dato sapere. Ma sorge spontanea una domanda: siamo davvero così poveri e meschini da non voler accogliere persone che fuggono dalla guerra e che hanno perso tutto? E segue subito un altro impellente quesito: il pensiero del “…e se fosse toccato a me?” non sfiora proprio mai Norman Gobbi?
Se fosse toccato a Norman Gobbi di sicuro gli avrebbe cambiato i connotati. Avrebbe giovato alla sua linea, tanto per dire, e probabilmente avrebbe migliorato il suo eloquio, ché quando sei in catene e devi elemosinare anche il cibo ti passa la voglia di dire cazzate.
Il nostro presidente del Governo ignora l’ampiezza della della tragedia che vive il popolo eritreo? Pare proprio di sì. Che gli orrori di Camp Sawa gli devono essere indifferenti. E l’ospitalità in Svizzera di 7’000 rifugiati eritrei gli deve sembrare un’impresa degna di nota, quando gli espatriati eritrei sono 3 milioni (la metà della popolazione totale), nella quasi totalità accolti in Paesi del Sud.
A dispetto della stazza, il nostro Norman dev’essere un uomo assai pavido, se 24 domande di asilo in più gli impediscono di dormire, costringendolo a lunghe notti insonni. Me lo vedo al mattino, davanti al frigorifero, con due occhi rossi come fanali, sbarrati dall’incubo, rivolgersi alla povera moglie: “Chiudere! Dobbiamo chiudere le frontiere! E costruire un muro lungo tutto il crinale del monte Generoso. Li ho visti, giuro! Nascosti appena fuori Bizzarone e Pedrinate, appostati, a migliaia, con gli elefanti e tutto il resto”.