In questo luglio greco mi trovo a transitare con quella fiumana nilotica di genti che popolano le autostrade. Unici punti d’incontro i tristi autogrill. La gente da autostrada, che poi siamo tutti noi, ha una particolarità: non si nasconde. Per qualche strana alchimia, anche la persona più vanitosa gestisce la sosta autostradale come un risveglio casalingo: ciabatte e magliette stropicciate, calzoncini improponibili e facce stravolte, capelli unti e volti sudati. Pance sciabordanti e carni tremule di tutte le tonalità, dal marrone al color ricotta. Insomma, il popolo da autostrada ha perso la vergogna di se stesso, e si amalgama in un’unica grande corrente, in una crema europea. Olandesi, tedeschi, francesi, inglesi, tutti accomunati dai chilometri percorsi senza sosta.
Accanto al mio tavolo un signore disabile. È un ritardato mentale, le manine rattrappite e lo sguardo sfuggente che vernicia invariabilmente qualunque cosa senza soffermarsi. La madre anziana lo imbocca, e un po’ mi commuovo. Mi verrebbe voglia di proteggerlo, non è giusto essere così. A quarant’anni, coi capelli ingrigiti e il cervello da bambino, perso nel proprio mondo. È naturale per me, per sua madre, pensare di proteggerlo. È uno degli anelli più deboli della nostra società. Un individuo che, come ci hanno insegnato i Neanderthal 40 mila anni fa, va aiutato anche se non è più produttivo. Va sostenuto dalla tribù anche se ciò comporta fatica e fastidio, perché l’empatia è alla base di una società umana.
E qui entra in gioco la Grecia. Perché noi siamo Svizzeri ma europei per attitudine, e da empatici ci dispiacciamo e commuoviamo per la tragedia greca. Chi non ha avuto un moto di rabbia o disagio davanti alla foto del pensionato in lacrime all’esterno di una banca? E allora, mi chiedo, tutto questo fiume europeo che scorre in autostrada, cos’ha che lo unisce? Solo una moneta? Non sarebbe ovvio sostenere e aiutare la Grecia anche se ha sbagliato? Non è la “stessa faccia stessa razza” che dovrebbe motivarci? Perché quest’Europa che non sento mia si comporta come una banca, come un robot? Perché questa Europa non dice: “Ok, hai sbagliato ma non ti abbandoniamo”? Ma che cazzo d’Europa è quella che lascia i suoi figli più disgraziati in mezzo alla strada?
Questo è in fondo l’unico vero nodo. Senza un’unione spirituale, questa Europa sarà sempre e solo un’unione di quelli più forti che abbandonano i più deboli. E una nazione, non si costruisce di certo così. Vi immaginate gli Statunitensi che lasciano l’Oklahoma in mezzo alla strada? O gli Svizzeri che abbandonano Glarona alle sue disgrazie senza muovere una paglia?
Questa è la forza di una nazione: la condivisione, l’empatia, e la cura dei meno fortunati. Sennò finiamo a farci dare lezioni da ominidi vissuti 40 mila anni fa.