di Andrea Riberti
Caro (o cara?) Facebook, io colgo il tuo invito a segnalare le pagine che incitano all’odio, alla violenza e a tutte quelle cose lì. Non sono compulsivo, ma qualche volta lo faccio. Eppure ricevo quasi sempre la tua ormai classica risposta: “(…) abbiamo riscontrato che la Pagina rispetta i nostri Standard della comunità…(…)”.
Di solito si tratta di pagine naziste e fasciste che proclamano la supposta supremazia bianca su qualsiasi altro essere umano che non sia candido come una mozzarella. Il tutto condito da vari “Sieg Heil” e “Camerati a Noi”, nostalgia dei forni e riferimenti a qualche campo di sterminio nel quale spedire i migranti (a dire il vero questi commenti si trovano anche sotto Tio e il mattinonline, ma tant’è).
Ora, caro Facebook, mi devi spiegare come mai le tette non le vuoi e le fai sparire prontamente, anche quelle delle mamme che allattano, mentre i fascisti e i nazisti possono scorrazzare come meglio credono. Mi vien da ridere, e mi scuso per il contenuto sessista della prossima domanda, che ovviamente è una forzatura: se io dovessi pubblicare la foto di una donna nuda, con le tette al vento ma con la svastica tatuata sul braccio, le SS attorno ai capezzoli e il duce sul culo, tu che cosa fai? Ti mando in crisi? Non sai come fare? Non riesci più a capire se un’immagine così rispetta gli Standard della comunità? Cosa fai? Elimini le nudità o lasci le svastiche?