di Jacopo Scarinci
Domenica scorsa Simonetta Sommaruga e Christian Levrat hanno parlato di due temi che andrebbero approfonditi.
La presidente della Confederazione, festeggiando il 500esimo anniversario della battaglia di Marignano, ha detto che non bisogna mitizzare troppo il passato adattandolo al presente e nemmeno rimanere prigionieri di questi stessi miti. Un messaggio che dovrebbe far riflettere chi, a Destra, vive nel mito anche nella vita di tutti giorni: bandiere svizzere ostentate sempre e ovunque (con un senso di superiorità che stranamente sparisce quando segna l’Inter o quando si riempie il baule al primo supermercato di Lavena Ponte Tresa), riferimenti a Guglielmo Tell, al 1291 e ad altre cose che una semplice letturina di un manuale di storia per la Scuola media ridimensionerebbe. La Germania, un esempio a caso, non basa la sua vita di tutti i giorni su Ottone I o sulla battaglia di Waterloo, con la quale assieme all’Inghilterra stese Napoleone e lo cacciò dal suolo tedesco.
Levrat, invece, ha scelto un altro anniversario per ribadire come sia dovere del PS difendere la Svizzera democratica nata il 12 settembre del 1848 contro la Svizzera medievale e feudale nata nel 1291. E ha pienamente ragione. Sempre più spesso i duri e puri dell’identità nazionale, blaterando di “badini”, stranieri e quant’altro, dimenticano – o più probabilmente non sanno – cosa successe in quel 1848. Popoli diversi, con lingue e culture diverse si unirono per creare qualcosa di nuovo: una Confederazione aperta, tollerante, pacifica. Una Confederazione che va difesa ogni giorno.
In un mondo dove il Papa legalizza i divorzi, migliaia di profughi scappano dalle guerre e Cuba e Stati Uniti flirtano come adolescenti, sembra abbastanza ovvio che la Svizzera non può permettersi il lusso di ancorarsi a battaglie, miti e favole di secoli fa.