di Jacopo Scarinci
Cosa hanno in comune lo scrittore Erri De Luca e Marine Le Pen? Nulla, a parte il fatto che respirano e che sono usciti, più forti di prima, da due processi farsa.
L’uno è finito a giudizio per aver incitato a sabotare la TAV, la linea ferroviaria veloce in costruzione che collegherà Torino a Lione, la cui costruzione secondo alcuni sta sventrando il paesaggio della Val Susa e di tutta la zona alpina circostante. De Luca se l’è cavata perché il fatto non sussiste, secondo il collegio giudicante, anche dopo la paraculata del millennio: nella sua memoria difensiva lo scrittore ha nobilitato il verbo “sabotare”, riconducendolo all’uso pacifico fatto anche da Gandhi. Una cazzata ben vestita, insomma.
L’altra, Marine Le Pen, è stata citata a giudizio da un gruppetto di privati cittadini per incitamento all’odio razziale. Il casus belli fu l’aver detto in un comizio del 2010, a Lione, che i raduni pubblici dei musulmani in Francia fossero come l’occupazione nazista. Che detto dalla figlia di cotanto padre… Comunque anche Marine pare se la cavi: sembra uscirà indenne da quello che lei stessa ha definito “un processo politico” e che la vedrà festosamente polemizzare con gli altri partiti. I quali, addirittura, si sono rifiutati di mandare loro esponenti a dibattere con lei a “Des paroles et des actes”, popolare talk show politico di France 2.
Cosa li accomuna, quindi? Semplice: il sacrosanto diritto di sparare cazzate. Siamo tutti Charlie quando c’è una strage, ma poi ci ergiamo a censori di qualunque affermazione non corrisponda al nostro pensiero. L’incitamento alla rivolta di De Luca e al razzismo di Le Pen devono essere chiamati col loro nome: cazzate, appunto. Vanno combattute sul piano delle idee, non su quello giudiziario.
I processi alle idee sanno tanto di già visto, di violenza, di censura. De Luca lo contesti un mondo intellettuale italiano ridotto a incensare la banalità dei Baricco o dei Cacciari. Marine Le Pen la contesti, in Parlamento e nelle strade, una Sinistra francese ridotta a macchietta di sé stessa. Le denunce e le querele sanno tanto di abbandono per manifesta inferiorità, sia essa culturale, mediatica o comunicativa.