Vabbé, visto che li avevo citati in un altro articolo, ecco qui: come si fanno gli spaghetti cacio e pepe?
Ricetta semplice, non facile (quando mai lo sono le cose semplici?), comunque adatta a tutti, anche a quelli che quando vedono una padella chiedono che cos’è. Soprattutto un piatto per chi vuole scoprire i sapori di un tempo che fu, quando si imbastiva una cena o un pranzo con quello che c’era (quando c’era) e che vi permette di mangiare bene e di fare bella figura senza sbattervi troppo. Perciò studenti, single e mamme stressate drizzate le orecchie!
Come tradizione comanda, gli ingredienti sono tre: cacio, ossia il pecorino romano (grana p.f. astenersi), pepe nero (in grani da macinare, non in polvere) e spaghetti. Solo e unicamente spaghetti. Altre variazioni di pasta, che trovate ormai in molte osterie romane, non sono ammesse a meno che in casa proprio non abbiate altro, ché la tradizione è la tradizione ma la pancia è la pancia e quando inizia a borbottare vince sempre lei. Se aggiungete del guanciale date vita alla gricia, ma questa è un’altra storia.
Detto ciò, per farli basta evidentemente cuocere gli spaghetti – trucco da amico: per evitare che si trasformino in una massa informe e appiccicaticcia, versate nell’acqua di cottura un cucchiaio d’olio. Un minuto prima della fine della cottura – della vostra, non di quella che c’è scritta sulla scatola, ché la pasta si prova! – li togliete (meglio non scolarli, sennò perdono troppa acqua e dopo sono c… acidi) e li versate nella ciotola di portata in cui avevate già messo il pecorino. Quanto ne volete: basta ricordarsi che sono spaghetti cacio e pepe, non il contrario. Ci aggiungete un po’ d’acqua di cottura, una bella grattata di pepe, gli date una bella mescolata per amalgamare il tutto, et voilà, pronti per essere messi in tavola. Subito, ché altrimenti la pasta si fredda e il cacio si raggruma.
P.S.: Se mescolando notate che c’è troppa acqua di cottura, basta aggiungere un po’ di pecorino. Il contrario se gli spaghetti risulteranno troppo asciutti.