Che dietro Thomas Aeschi ci fosse l’ombra di Christoph Blocher era chiaro anche ai sassi. Far fuori un pezzo da novanta come Heinz Brand e ottenere un posto nel “tricket” Democentrista non è cosa da tutti i giorni, se non si ha un angelo custode che stravede per te. Questa vicinanza al tribuno zurighese e le sue posizioni riguardo ai temi economici sono state, però, il suo autogol.
La Consigliera nazionale socialista Marina Carobbio, da noi sentita telefonicamente, lo conferma: “Nel primo turno l’UDC ha voluto tenere in piedi tutte e tre le candidature, ma era chiaro che la lotta sarebbe stata tra Aeschi e Parmelin. Le idee eccessivamente liberiste e la vicinanza a Blocher del primo sono state un fattore decisivo nella vittoria di Guy Parmelin.”
E Norman Gobbi? Non è mai stato in corsa. Christian Levrat l’aveva anticipato già l’altroieri sera: uno che non ha mai preso le distanze dai toni de “il Mattino della domenica” e che fa parte di un partito come la Lega dei Ticinesi era impossibile da votare. Marina Carobbio lo conferma, affermando come “i toni de ‘il Mattino’ sono stati sicuramente un deterrente importante alla candidatura di Gobbi”. La speranza è che questa esperienza abbia fatto capire anche a Berna, una volta per tutte, cosa siano veramente la Lega e il suo domenicale.
Riassumendo la pariglia, in un colpo solo siamo riusciti a evitarci il ritorno per interposta persona di Christoph Blocher in Consiglio federale e la nomina di Norman Gobbi. Per come si erano messe le cose, è già qualcosa.