La fobia del “Corriere del Ticino” per la RSI è tale che il direttore in pectore si scomoda con una storiella patetica che denota la sua totale ignoranza dei social network e del loro funzionamento, nonché la sua mancanza di rispetto per le norme base del nostro mestiere. Salvo poi, poche ore dopo, mandare fuori il gregario per la riparazione: che nobiltà.
Un pessimo esempio di giornalismo in cerca di pagliuzze negli occhi altrui quando la trave gigantesca l’hanno avuta in casa loro neanche troppo tempo fa, una trave che riguardava proprio il grande capo di MediaTi. E questa sì che era censura degna della peggiore Unione Sovietica, dove le notizie scomode venivano taciute. O rimosse. E davvero.