di Jacopo Scarinci
Il 13 agosto è stato l’”Overshoot day”, il giorno in cui i miliardi di abitanti della Terra hanno esaurito le loro risorse per il 2015 e hanno iniziato a intaccare le riserve per il futuro. Stiamo letteralmente consumando il nostro pianeta: flora, fauna, acqua, energia. E il più delle volte nemmeno per necessità ma per brama, interessi economici, corruzione.
Pochi giorni fa si è conclusa la Conferenza sul clima di Parigi, dove i governi mondiali hanno raggiunto una specie di compromesso: ridurre “il più presto possibile” le emissioni di ossido di carbonio e contenere il riscaldamento globale entro 1,5°. Già qualcosa, anche se non è una misura vincolante finché il 55% dei 195 Paesi firmatari non ratificherà l’accordo comunicando la previsione ufficiale del calo di schifo buttato nell’atmosfera.
Se dalle potenze mondiali un piccolo, piccolissimo segnale è arrivato il vero problema ora è coinvolgere i privati, le aziende, le multinazionali. Il continuo inseguimento del profitto e dell’arricchimento in barba all’inquinamento, alle condizioni di lavoro e allo sfruttamento delle risorse del pianeta sta facendo sempre più disastri a livello ambientale. Le proiezioni dell’ONU prevedono che nel 2050 su questa pazza Terra saremo 9 miliardi e mezzo, con tutti i problemi che seguono a ruota: bisogno di più acqua e più cibo, pericolo di ulteriori disuguaglianze, il saccheggio dell’ambiente come facile risposta ai bisogni economici delle nazioni. È chiaro che se vogliamo salvare il pianeta andranno posti dei correttivi.
A partire dal bisogno di andare verso un’economia e un modo di fare impresa sempre più sostenibile. Cioè investire sulle energie alternative, ridurre all’essenziale la pesca magica dalle risorse ambientali, cambiare abitudini eliminando il superfluo e badando meno al profitto e più alla ricerca. Se nel Canton Ginevra e in Svizzera tedesca questi temi sono già sdoganati da un pezzo, in Ticino fanno ancora fatica a emergere. Dobbiamo iniziare a parlarne, e seriamente. Prima che sia troppo tardi.
Noi del GAS ci siamo e, fedeli alla nostra linea editoriale e con il nostro stile, intendiamo affrontare la questione in maniera sistematica con articoli, interviste, approfondimenti e proposte.