di Bruno Samaden
Ueli Maurer l’aveva detto, e noi siamo stati gli unici in questo Cantone a dargli la giusta rilevanza: non c’erano alternative all’Accordo sui frontalieri varato da Widmer-Schlumpf con la controparte italiana, che andava bene e che era il massimo che si poteva ottenere.
Dall’entrata in vigore dell’accordo, la Svizzera guadagnerà di più: la Confederazione tratterrà l’8% in più rispetto a quanto deciso dalla precedente intesa, risalente al 1974. Ma c’è di più. L’Accordo sull’imposizione dei frontalieri fa infatti parte di un percorso che, finalmente, porterà a una normalizzazione dei rapporti fiscali ed economici tra Svizzera e Italia. Quest’intesa, che verrà verosimilmente firmata a marzo, è difatti il primo passo che porterà all’uscita delle banche svizzere dalla black list italiana e si unisce alla fine del segreto bancario caldamente suggerito da Stati Uniti e Unione Europea.
Fa piacere che anche Maurer, ex presidente dell’UDC oggi in Consiglio federale, concordi con noi nel definire questo un buon Accordo. La sua posizione è la perfetta risposta a chi, soprattutto dalle file del suo partito e da quelle dei loro cuginetti ticinesi, bercia contro l’Italia e ha sparato a zero su Eveline Widmer-Schlumpf per anni. Ci rendiamo conto che scrivere con le “K” e i “$” sia molto più facile rispetto allo studiare i dossier, al condurre trattative difficilissime e mandarle in porto. Il rispetto che non hanno mai avuto per la Consigliera federale uscente va di pari passo con l’odio atavico e incredibile che molti leghisti hanno verso le élite, i “burocrati” e chi si fa un mazzo così per portare avanti il nostro Paese.
Salvo poi, con Norman Gobbi, provare a diventare uno di loro appena s’è liberato un posto. Come i maiali che, alla fine de “La fattoria degli animali” di Orwell, mangiano a tavola. Né più, né meno.