di Corrado Mordasini
Eh sì, il Gottardo ormai si è rassegnato ad un secondo buco. La sua verginità verrà violata una seconda volta, le sue rocce frantumate, la sua dolomia oltraggiata e polverizzata, il suo gneiss oltraggiato. Lo sforzo rossoverde è stato davvero epico. Un plauso a coloro che per mesi si sono impegnati senza risparmiarsi per difendere le proprie Alpi dall’invasione dei tir.
Cosa divertente: alcuni, addirittura, come Regazzi, si lamentavano per l’aggressività dei contrari. Curioso e divertente, per una campagna che ha visto schierati, più o meno ufficialmente, tutti i partiti borghesi (con poche eccezioni), il Consiglio federale con in testa il ministro Leuthard, le ferrovie stesse (!), gli enti turistici, i commercianti, i venditori di lupini, la lobby gay, gli ebrei ortodossi e sei dei sette nani (Mammolo dormiva). Mancava solo papa Francesco a convincere i cattolici.
Era un compito oggettivamente improbo combattere la valanga di notizie false, trucchi, informazioni non date e falsità di genere. Una valanga che dovrebbe lasciare l’amaro in bocca ai fautori del Sì. Ultima nell’ordine, la formulazione sulla scheda di voto o i ricorsi respinti semplicemente perché la legge non prevede che si possa entrare in materia.
Un circo indegno in un paese democratico. E così potremmo dire anche della votazione sull’apertura dei negozi, con la grande distribuzione in prima linea a mettere le mani dove di solito si ritrae spaventata: nella politica. Perché questa è politica.
Queste due votazioni cambieranno profondamente le nostre percezioni e il nostro tessuto sociale, e non in meglio. La famosa strada per la globalizzazione e lo svendersi all’Europa tanto vituperata ha oggi trovato due nuovi cavalli con cui correre. Tra qualche decennio, il nostro fondovalle sarà pieno di veicoli e tir, e i nostri negozi resteranno aperti 24 ore su 24 per permetterci di adorare il Dio consumo anche la notte. Insomma, non è andata bene, questo è il motivo per cui coloro che si sono battuti in una direzione non mollino adesso. Il 40% è molto. Le battaglie saranno ancora tante, e non sempre è importante vincere. Quando si votò per l’abolizione dell’esercito, fu solo il 36% a schierarsi a favore: ma da lì le cose cambiarono, oggi c’è il servizio civile e l’esercito non è più la vacca sacra di 20 anni fa.
Bisogna crederci, bisogna avere coraggio e ostinazione. Perché, senza di voi, la Svizzera sarebbe un paese peggiore.