di Alessandro Schirm
Ieri, un gruppo di mamme si è organizzato per protestare davanti a palazzo delle Orsoline. Il motivo della contestazione è il taglio degli assegni familiari e prima infanzia. Una modifica che ha messo molte famiglie in grave difficoltà economica e che rischia di smembrarne brutalmente altre. Perché?
È la legge del “non produci? Allora fuori dalle balle”. Questo sistema, varato negli ultimi tempi, tende a vedere soprattutto i dimoranti o gli stranieri semplicemente come forza lavoro. Come diceva però Max Frisch, volevamo braccia e sono arrivati uomini. E questi uomini e donne sono costretti a non fermarsi mai un minuto per non rischiare di farsi stritolare dall’inumana macchina dello Stato che chiede ma non dà. È aberrante che una famiglia che lavora, e che ha magari delle momentanee difficoltà, si trovi di fronte al capestro dell’espulsione se dovesse chiedere dei sussidi o degli aiuti sociali.
Infatti, questa modifica liberal leghista mette a rischio i permessi B (permesso di dimora), impossibilitati a chiedere aiuti sociali se vogliono veder rinnovare il permesso. Questo può tradursi nell’espulsione dell’unità improduttiva, che sia padre o madre poco importa.
Viviamo ormai in una società impregnata di egoismo, una società che privilegia ricchi globalisti come baronetti medioevali, che tollera stranieri milionari ma ritiene scarti tutti coloro che hanno contribuito al benessere del nostro Paese. Esseri umani che non perché chiedono un sussidio di prima infanzia sono dei criminali o meritano l’espulsione. Non ci si rende conto di tutti quei “casi isolati” che poi isolati non sono nemmeno, e che poi ci commuovono quando finiscono sui media. La famiglia con reddito bassissimo, la ragazza madre, il minorenne espulso perché ha raggiunto i 18 anni.
Possiamo continuare su questa china o provare a chiedere uno Stato più umano, anche se l’egoismo della nostra società lascia poche speranze.