di Alessandro Schirm
Fulvio Caccia, grande vecchio del PPD ed ex Consigliere di Stato, mette a nudo le crepe che si sono create fra i Popolari democratici in merito al voto sui radar mobili. Lo scontento popolare si fa sentire, incrinando quello che sembrava un fronte compatto. Gran Cosiglieri pentiti e goffi tentativi di spiegazione invece che sopire la querelle gettano benzina sul fuoco.
Scrive Caccia su La Regione:
“Come cittadino, pedone e automobilista, padre di tre figli e con sette abiatici, sono sconcertato! Che si possa e si debba insistere sulla prevenzione non ho dubbi. Ma poi, nella nostra cultura politica, viene soltanto il rispetto della leggi, senza ma e se e chi sbaglia paga.
Il preavviso della postazione radar rappresenta una presa in giro per tutti quegli automobilisti che rispettano le regole e riduce il freno ai comportamenti illegali. Con buona probabilità, per chi sente così imperioso il bisogno del preavviso, l’adeguamento della velocità arrischia di essere limitato ai 200 metri tra l’avviso e la postazione radar. Questa sarebbe sicurezza per i disonesti”
E qui Caccia mette il dito nella piaga, facendo rimarcare pochi punti ma fondamentali:
- Se sei onesto e rispetti i limiti non hai nulla da temere.
- Ogni vita salvata vale tutte le multe comminate.
- Avvisare quando metti un radar è come non metterlo.
- È una presa per il sedere per chi i limiti li rispetta.
In quest’ottica, Caccia evidenzia le incongruenze e la scarsità di motivazioni alla base del voto PPD. Per i leghisti non sprechiamo nemmeno tre righe, sono gli stessi che ieri mettevano la taglia per i radar e poi con Gobbi li piazzavano sulle strade, gli stessi che per 20 anni hanno ferocemente avversato la tassa sul sacco e poi l’hanno implementata.
Ma da un partito di governo con perlomeno un minimo di coerenza ci si sarebbe aspettato meno populismo e più riflessione. Oggi la bomba dei radar rischia di esplodere nelle mani dei PPD, che se fossimo leghisti potremmo chiamare: “amicideikillerdellastrada”.