di Jacopo Scarinci
Il masochismo ha contraddistinto l’intera storia della sinistra planetaria. A qualsiasi latitudine, la sinistra si è divisa, ha litigato, ha creato dal nulla problemi ingigantendone di piccoli, venendo a creare – così – un meccanismo perverso e idiota che l’ha portata spesso e volentieri a tirarsi epiche zappate sui piedi. A sinistra c’è sempre qualcuno più a sinistra di te, qualcuno più puro. Ci sono sempre polemiche, tristezze, depressioni.
Anche in Ticino la sinistra ha tra le corde la specialità della casa, e l’ha dimostrato con gli strali lanciati addosso a Raoul Ghisletta per aver detto – magari in una forma non ineccepibile, ma vabeh – che l’obiettivo del PS era confermare la municipale uscente, cioè Cristina Zanini Barzaghi. Insomma, quello detto (e fatto) da ogni partito: ovunque in città c’erano Bertini che ti portava verso nuovi orizzonti e Jelmini rassicurante e posato. Ghisletta, vuoi per la sua verve sindacalista, ha detto una banalità conclamata. Zanini Barzaghi rieletta e festa grande, di questi tempi è già brodo grasso.
Comunque, e piedi di piombo, uno spiraglio di inversione di marcia in casa socialista potrebbe avercelo concesso il nuovo presidente, Igor Righini. Intervistato domenica pomeriggio alla RSI, e stuzzicato sui diversi segni meno che contornavano il risultato socialista, Righini con un sorriso e un fare sicuro ha affermato che i seggi erano stati tutti confermati, e che questo voto è da considerare come un punto di partenza verso le prossime battaglie. Tranquillo, ma non morente. Sorridente, ma non sbruffone. Un elettore socialista che l’ha guardato e che ieri l’ha letto sui giornali – per una delle prime volte negli ultimi anni – non ha avuto l’istinto di lanciarsi dalla diga della Verzasca ma ha avuto uno stimolo, un pungolo, un motivo per continuare a credere in quell’area politica.
La sinistra metta da parte il masochismo tafazzista, e inizi una nuova stagione politica basata sul sorriso, sulle competenze, sul ricambio. Lugano dimostra che spazio d’azione nel nostro cantone ce n’è, provino a occuparlo.