della Redazione
Diciamolo chiaro, sicuramente anche alcuni leghisti hanno storto il naso. Di sicuro molti socialisti, da voci che ricorrono, non sono più così convinti di sostenere la tassa di collegamento a causa delle esternazioni di Attilio Bignasca. Le minacce del coordinatore ad interim, oltre a sapere poco di democrazia risultano anche irritanti, avendo un effetto contrario, e cioè spostando voti verso il fronte del no. Ecco le sue dichiarazioni:
“…se la tassa di collegamento cade in votazione popolare a causa delle ambiguità e dei doppiogiochismi di chi in Parlamento l’ha sostenuta, il PLR si dimentica il sostegno della Lega alla manovra da 180 milioni del suo ministro delle finanze. Va bene questa come visione o occorre un disegnino?”
Molti, in conflitto se sostenere un’iniziativa leghista ma decisi a farlo per amore dell’ecologia e della propria terra, oggi si fanno più insofferenti e alcuni si spingono addirittura a dire: no, a queste condizioni non ci sto.
Sarebbe forse meglio che il ministro Zali mettesse la museruola al suo capoccia, se vuole fare passare questa benedetta tassa. Le minacce non piacciono a nessuno, e men che meno a quelli che fanno della libertà di pensiero il proprio credo.