di Giuseppe Z.
Noi lo capiamo Andrea Leoni quando scrive su LiberaTV. Ha un pubblico, quello ticinese in particolare filoleghista, che garantisce a LiberaTV le entrate sufficienti per andare avanti. E lo capiamo anche in senso più ampio: è un uomo che ha fatto dello sciovinismo e dell’analisi microrelazionale la sua identità giornalistica.
Quindi in fondo lo capiamo quando scrive (qui: http://www.liberatv.ch/articolo/32571/rsi-non-bisogna-cadere-nel-tranello-del-costo-il-costo-giusto-investire-nelle-grandi) che la RSI deve “riannodare in fretta il filo con la realtà, cioè con la sua realtà, che è quella del Canton Ticino”. Insomma, di una televisione che guardi alla Svizzera e al resto dell’Europa al buon Leoni non gliene frega molto. E fa niente se in Ticino ci sono quattro quotidiani (di cui due di proprietà degli altri due), decine di settimanali anche voluminosi, almeno tre radio private importanti e una televisione privata. No, non importa.
Di tutta la sua articolessa sulla RSI, Leoni esprime solo un contenuto, il resto è forma. Non si esprime sui programmi che non van bene, non dice quanto bisognerebbe tagliare, non si esprime su quali dirigenti andrebbero cambiati, il nulla. L’unica cosa che dice è che la RSI deve guardare al Ticino. Un Ticino che in Svizzera interna è ormai considerato come una tenera mascotte, proprio a causa di quella nostra cultura tutta orientata a guardare solo se stessi e, in genere, ad autoelogiarsi.
Ma facciamo attenzione all’incoerenza: è proprio Marco Bazzi, dallo stesso sito, a inveire sulla mafietta ticinese. Ma come si fa ad uscire dalla mafietta se non dando aria alla propria cultura? E allora siamo meno ipocriti e diciamo grazie alla RSI per essere una televisione che grazie ai soldi di Berna ci aiuta a non pensare che il mondo si fermi a Pedrinate, o a Campra, o a Bedretto, o a Brissago. C’è un mondo là fuori, e forse bisognerebbe aiutare un po’ la nostra televisione di Stato a farcelo scoprire ancora di più.