Come è possibile difendere arcignamente la famiglia in quanto valore assoluto, ponendola al centro della società, e allo stesso tempo essere in prima linea ad espellere genitori per motivi economici come fa, in totale allegria, la destra nel nostro Cantone?
Questa, al netto delle polemiche su progresso mica progresso e diritti mica diritti, è la vera domanda da fare a Lara Filippini e alla destra tutta. Ed è una domanda che non può più essere elusa: è evidente a chiunque che per loro esistano famiglie di serie A e famiglie di serie B. Per loro il concetto di amore, aiuto reciproco e calore non esiste se uno dei due si chiama Ahmed o Estela e perde il lavoro, se si chiamano Piero e Gino, Maria e Giulia. E quindi chissenefrega se una famiglia viene sfasciata rispedendo a casa sua lo sventurato di turno con permesso B che perde il lavoro o se, addirittura, a due persone che si amano viene impedito di potersi definire “famiglia”. E da chi? Da Lara Filippini? Ma scherziamo?
Chi si riempie la bocca di termini come “famiglia” e bazzica chiese e religioni è spesso il primo a non avere la minima idea di cosa siano l’amore e il calore di una casa. Chi è ancorato a concetti medievali non è conservatore, è totalmente incapace di capire la società di oggi. E riuscire a far questo, in teoria, dovrebbe essere il primo requisito richiesto a un politico, a un rappresentante del popolo. Invece no. Ognuno ha le proprie convinzioni e va bene, anzi, benissimo. Solo che io non oso pensare cosa possa aver provato una persona omosessuale a sentirsi dare del cittadino di serie B dalla prima Filippini che passa. Per non parlare del dolore che può aver patito una moglie col marito “rispedito” a casa sua per motivi economici nel sentire i politici che hanno permesso tutto ciò blaterare di famiglia e amore.
Insomma, decidetevi. Nel mentre, però, smettetela di prendere tutti per il culo.