Potrei spaventarvi con Fukushima o Chernobyl. Potrei raccontarvi di scorie che degradano in millenni. Potrei anche dirvi che il nucleare è un’energia pulita e che i morti in rapporto al tipo di energia sono decisamente a favore del nucleare. Oppure potrei dirvi che il nostro parco nucleare è tra i più vetusti d’Europa.
O forse invece lascio perdere e parlo di un concetto più ampio. E quindi ciò che l’energia nucleare in realtà, trascina con se un pensiero vetusto, legato agli anni ’50. Un pensiero dove l’espansione e il consumismo senza regole erano un mantra accettato da tutti i paesi usciti dalla guerra più devastante che il pianeta aveva mai visto.
Che il nucleare sarebbe un’altra comoda scusa per tirar in là, per non affrontare un problema serio, e cioè che alla base di questa società non c’è la mancanza d’energia, ma soprattutto il suo enorme spreco. Questa società ha disperatamente bisogno di etica, di regole. Ha bisogno di essere meno edonistica e più spartana.
La via dovrebbe essere quella di consumare, sprecare, scialare di meno. Via difficile? No, è una questione di pensiero appunto. Sul tavolo non c’è solo il nucleare, ovvero la via comoda per creare energia pseudopulita. Ma il pensiero di una società futura senza rifiuti, imballaggi, inquinamento, c’è la via per sopravvivere al prossimo secolo, già fortemente compromesso.
Non sarà un energia “vecchia” a farci uscire dalla dipendenza, ma il nostro cervello, la forza della nostra mente e la disciplina che questa mente riuscirà a creare.