Non sono stati sufficienti il casino fatto in questi mesi, la tassa che un artigiano ticinese grazie a Zali deve pagare per lavorare a casa sua, le insurrezioni oltre Gottardo, i ricorsi su ricorsi inoltrati, la ferma contrarietà del governo grigionese. Anche la Commissione della concorrenza, è notizia di pochi minuti fa, ha deciso di ricorrere contro la Legge sulle imprese artigianali.
In un comunicato parecchio duro, viene fatta notare una cosa così banale che solo a un leghista poteva sfuggire: l’obbligo di iscrizione all’albo preclude di fatto l’accesso al mercato ticinese alle imprese extra cantonali (come hanno notato soprattutto in canton Uri, salendo sulle barricate). Ciò, oltreché essere la cartina di tornasole del pressapochismo e dello sfregio del buon senso con cui governano la maggioranza del Consiglio di Stato e in particolare la sua componente leghista, è in forte conflitto con la Legge federale sul mercato interno. Eh già, questa legge è fatta apposta per garantire il libero accesso al mercato “a livello intercantonale” e che le domande per lavorare in altri cantoni siano evase in modo semplice e gratuito. Tutto ciò, con la Lia, non avverrebbe.
Dilettanti allo sbaraglio, ecco chi ci governa. Grazie alla Comco per avercelo ricordato anche in questa uggiosa mattinata.