Un pirotecnico comunicato del Dipartimento delle istituzioni oggi ci ha fatto sobbalzare sulla sedia. A sei mesi dall’entrata in vigore del divieto di dissimulazione del volto, il buon Gobbi ha ritenuto giusto informarci sui risultati ottenuti: tragicomici.
L’ha presa alla lontana il Consigliere di Stato. Sui 384 procedimenti avviati dalla polizia negli ultimi sei mesi ben 244 casi hanno riguardato l’accattonaggio, leggiamo. La popolazione tutta è rassicurata da queste righe da autentico statista, soprattutto quando viene scritto nero su bianco che “sono state molto rare le segnalazioni di persone a volto coperto”. Ma oltre al rischiosissimo accattonaggio, nuova frontiera dell’ISIS per invadere il nostro Paese, in quali casi la polizia si è mossa? Citiamo: “imbrattamento di beni pubblici (52), disturbo della quiete pubblica (41 casi, soprattutto legati all’attività di bar e ritrovi pubblici) e animali vaganti (36). Più rari i casi accertati di littering, con sole cinque sanzioni.” Ma, dopo il breve accenno di prima, arriviamo ai fuochi d’artificio: “Anche le infrazioni alla Legge sulla dissimulazione del viso sono risultate numericamente rare, con un totale di 6 procedure avviate e una decina di ammonimenti senza verbale di polizia.”
Caspita! Un intervento al mese per il pericolosissimo burqa. Sì, ma attenzione, non stiamo parlando solo di burqa. La legge, come fatto notare a più riprese da Filippo Contarini, riguarda la dissimulazione del volto tout court, mica solo il velo integrale. Una prova, ne è la conferma del trattamento riservato ai sindacati OCST e syndicom davanti alla Südpack di Bioggio il 30 gennaio. Dopo essersi imbavagliati come gesto simbolico, si sono visti arrivare la polizia – dietro segnalazione di chissà chi.
Insomma, grandi risultati per questo divieto: un burqa al mese e la polizia mandata ai sit-in sindacali. Complimentoni!