È un Ticino completamente spaccato in due quello che esce dalle urne. Sempre di più, la nostra terra si polarizza in due schieramenti contrapposti, simili a quelli dei democratici e repubblicani statunitensi. Un’ala legata all’economia, alla destra populista e al capitale; un’altra più sociale e legata all’individuo e ai suoi bisogni.
I referendum della sinistra e la Riforma delle imprese sono andati straordinariamente bene per la sinistra, calcolando che aveva contro praticamente tutti, partiti borghesi e governo, e che solo per la Riforma III i favorevoli avevano speso oltre 4 milioni di franchi in propaganda, a fronte dei 170’000 dei contrari. La sinistra, anche se non vittoriosa pienamente, può mettere in cascina il consenso di praticamente un ticinese su 2, visti i ridicoli centesimi di differenza, più degni di una gara da centometristi che di una votazione.
La Riforma III passa per il rotto della cuffia, con un minuscolo 1,2% di differenza, facendo diventare il dato quasi ininfluente. Il Ticino rimane solo con Nidvaldo e Zugo (ed è tutto dire) mentre la Svizzera intera, con quasi il 60% dà una battuta d’arresto a questa scriteriata politica. Il Ticino, invece, sembra non aver ancora capito quanto l’economia sia ormai lontana dal mondo del lavoro e dalla gente. I tagli alle prestazioni sociali sarebbero accettati al 52,5%, anche qui una vittoria di Pirro, con la metà buona del cantone inviperita per questa continua macelleria sociale
L’eliminazione di un giudice dei procedimenti coercitivi passa con un 53,7% e qui, evidentemente, i ticinesi non hanno ritenuto che la magistratura necessitasse di ulteriore aiuto, nonostante le migliaia di ore di straordinario accumulate. Tutto questo mentre, invece, la sinistra incassa una vittoria per l’assistenza e cura a domicilio, con il 51,3%.
La spaccatura si fa più devastante ancora per le naturalizzazioni agevolate della terza generazione con un 50,2% di si! E un 49,8 di no. Ma il colmo lo si raggiunge sull’avvocato per gli animali, che risulta esattamente al 50%!
Dopo le chiacchiere di rito, bisognerà pensare a che cantone vogliamo domani, e a che battaglie si andrà incontro in futuro. Se una buona parte dei ticinesi sono ligi alle sirene dei partiti borghesi, vi è una frangia sempre più grossa di popolazione che, seppur non di sinistra, è ancora in grado di solidarizzare con i meno fortunati o, perlomeno, di sapere che i meno fortunati domani potrebbero essere loro.