Domanda 1: Poteva il Paese di Spinoza, di Erasmo, dei coffeeshop e di Cruijff finire in mano a quella strana macchietta che risponde al nome di Geert Wilders? Andiamo, no.
Domanda 2: Perché non l’ha fatto, nonostante i sondaggi dessero Wilders in ascesa costante? Perché in quel paese, stringi stringi, la politica è ancora una cosa seria.
In Inghilterra i conservatori sono sempre più schiacciati sulla politica dello UKIP (e Corbyn ha deciso di non far vincere il Labour per i prossimi vent’anni), in Francia circa i due terzi degli elettori di Fillon voterebbero per Marine Le Pen in un ipotetico ballottaggio contro Macron (con il PS e il giacobino Mélenchon che stanno offrendo uno spettacolo francamente pietoso). In Olanda invece cosa è successo? Beh, è successo che il liberale europeista Mark Rutte ha dato un calcione al populista alle vongole Wilders negando con fermezza nel proprio programma ogni possibilità di uscita dall’Unione Europea e rigettando tutte le burle anti establishment. L’ha fatto perché nei paesi dove c’è una classe politica che si mantiene salda, coerente coi propri valori – siano essi liberali, conservatori o progressisti –, e non cede alla petulanza delle manfrine populiste ci sono gli anticorpi necessari affinché questi imbonitori vengano confinati a ciò che meritano: l’irrilevanza parlamentare. E questo succede non quando li si imita, ma quando li si affronta a brutto muso.
L’impazzimento generale è lungi dall’essere smaltito, sia chiaro. Però qualche piccolo segnale c’è. Prima del voto olandese l’Austria, con la doppia elezione del verde Van Der Bellen alla Presidenza della Repubblica, ha rimesso a posto lo xenofobo Hofer e la sua congrega di nostalgici. In Germania Alternative für Deutschland viene dato in continuo calo. In Spagna Podemos non ha sfondato, arrivando il mese scorso a un congresso/resa dei conti dove poco c’è mancato che volassero le sedie.
Ora tutti i riflettori sono puntati sulla Francia dove a combattere contro la Le Pen, e a rischiare seriamente di spuntarla se arrivasse al ballottaggio con la Dama Nera, c’è un signore che si chiama Emmanuel Macron che è pieno di energia, ha mandato a quel paese destra e sinistra per creare un movimento nuovo, di rottura e che complice il disastroso Fillon e una gauche tra il bizzarro e il masochista, stando ai sondaggi, sta marciando dritto dritto verso il secondo turno. La sua parola d’ordine? “Europa”.
Ma pensa.