Fino a 50 milioni di euro. Ecco quanto rischierebbero di dover pagare i social network nel caso in cui non rimuovessero entro 24 ore dalla segnalazione link o commenti illegali, istigazioni all’odio e fake news diffamatorie.
O almeno, questo è il progetto che – con ottime probabilità di andare in porto – sta portando avanti in Germania il ministro della giustizia Heiko Maas. E ha ragione da vendere. Se si è voluto rendere i social network una naturale evoluzione della piazza – anche se il risultato è più quello di una cloaca -, bisogna rendersi conto che qualsiasi piazza ha le sue regole. Se una persona in piazza Riforma prendesse lo sgabello e iniziasse a inveire volgarmente contro il sindaco, il potere costituito, il mondo intero, insultando per partito preso e sparando balle a raffica prima si chiamerebbe la neuro, poi la polizia. Ecco. Se funziona così in tutto il mondo civile, perché sul web il primo idiota che pesta due tasti è libero di scrivere tutti i deliri che albergano nella sua mente confusa e frustrata?
Si finisce sempre lì, alle “legioni di imbecilli” di Umberto Eco o al Nanni Moretti del “Te lo meriti Alberto Sordi!”. Una volta lo scemo del bar veniva buttato fuori senza tanti complimenti e restituito alla sua bile, oggi sui social network si crea addirittura un seguito. Certo signora mia, i tempi cambiano e se si leggono sempre meno quotidiani e libri il risultato non può che essere questo. Ma le regole sono regole, anche nella piazza virtuale di Facebook.
E se Zuckerberg se ne frega per motivi economici, allora è compito degli Stati occuparsene. Finalmente!