Qual è il punto per cui, a un certo punto, la dialettica politica si trasforma in qualcosa d’altro? Qual è il punto per cui certe idee smettono di essere opinioni e diventano inviti all’azione criminale? Qual è il punto in cui, un avversario politico, diventa un evidente mostro sociale?
Il punto, per me, è quello a cui è giunto Matteo Salvini quando ieri ha dichiarato: “Per l’immigrazione ci vuole una pulizia di massa. Una pulizia via per via, quartiere per quartiere”.
Ecco, per me questo è un punto di non ritorno. Da una frase così, non si scappa. Ogni attenuante, ogni scusa, risulterebbe identica a quella del milione di persone che sapevano della persecuzione degli ebrei ma facevano finta di niente.
Pensate se ieri fosse accaduto il contrario, pensate se qualche immigrato avesse detto, a proposito dei leghisti o dei palermitani, o degli ebrei: “Ci vuole una pulizia di massa. Bisogna andare a prenderli via per via, quartiere per quartiere”.
Vi immaginate, i giornali? Andare a prendere i leghisti via per via, nelle loro case, oppure gli ebrei. Che orrore! Invece Salvini l’ha detto degli immigrati, l’ha detto rispetto a dei poveracci che arrivano qui più morti che vivi. Allora sembra (quasi) normale. Ed è questa la più importante vittoria dei mostri: non farsi riconoscere come tali dalla maggioranza.
A noi, il compito di diradare la nebbia.
Saverio Tommasi