L’enfant prodige della destra PPD ticinese, cane da guardia della liberalizzazione e privatizzazione pure delle mutande di Bertoli, oggi deve fare i conti con una bella tranvata nei denti. E la cosa triste è che a dargliela sono stati proprio i “suoi”. Suoi concittadini di Mendrisio e verosimilmente in buona parte suoi sostenitori che – brutti cattivi – hanno accolto a netta maggioranza (56%) il referendum contro la privatizzazione delle Aziende Industriali di Mendrisio.
E pensare che a lanciare il referendum erano stati in 4 gatti di sinistra e pure un po’ puzzoni al naso del prossimoconsiglierefederaleticineseincorpore. E pensare che quasi non ce la facevano a raccogliere le firme (anche perché messi di fronte a qualche ostacoluzzo ad hoc). E pensare che ormai il Ticino è tutto di destra. E pensare che quello è proprio il suo dicastero. Adesso uno non può neanche decidere del suo dicastero?
No. Non può. Forse Romano ha sottovalutato una cosa: i ticinesi saranno anche diventati di destra, ma su alcune cose sono un po’ testoni. E quel che è loro non gli va tanto di regalarlo in giro. Ok che in teoria le AIM sarebbero restate del comune, ma ultimamente, come dire, le SA non riscuotono più i favori di prima.
È un problema, un problema vero. Un problema che dovrebbe preoccupare Romano e altri politici di destra. Perché ultimamente i segnali che il popolo li segue su alcuni temi e non su altri iniziano a diventare un po’ troppo numerosi. E forse potrebbe venire il dubbio che tutto il tempo e i soldi spesi dalle destre per soffiare sui fuochi populisti per accumulare credito politico e voti rischiano poi di non valere la pena fino in fondo. Sì, perché, siamo seri: chi se ne frega di vietare il burqa, se poi mi bocciate le privatizzazioni?