Chadrac Akolo è arrivato in Svizzera dal Congo e, esattamente come quella roccia di Blaise N’kufu e lo scostante ma a tratti delizioso Denis Zakaria, dal Congo può arrivare alla nazionale rossocrociata.
A livello di merito, in effetti, ci siamo: quest’anno Akolo, rientrato al Sion dopo il prestito allo Xamax, non lo fermi neanche a fucilate. 12 gol e 4 assist in campionato, 3 gol in Coppa Svizzera che hanno contribuito a lanciare la squadra del più che vulcanico presidente Constantin. Ma al di là del semplice calcio, è la storia di Akolo che piace a noi inguaribili “buonisti coglionisti”. Perché è una storia di dolore, sofferenza e di un sogno nato un po’ per caso. Perché prima di sognare di fare il calciatore, come succede a molti ragazzetti, Akolo doveva pensare a salvarsi la vita: questione un attimo più stringente.
Dopo l’estate, Akolo avrà raggiunto il tempo necessario di residenza in Svizzera per chiedere la cittadinanza e automaticamente diventare convocabile, come l’ottimo Breel Embolo che si è perso la stagione per un pesantissimo infortunio appena arrivato al forte Schalke 04 in Germania.
Sarebbe proprio una bella notizia in tempi così duri, sia per il calcio sia per la xenofobia dilagante alimentata dai soliti noti.