I resti della Lugano dell’Età del ferro rinvenuti in uno scantinato di Piazza Cioccaro verranno coperti dal cemento dopo essere stati analizzati e studiati a fondo. Chiariamo subito: nessuna polemica. Ci ha infatti convinto quanto detto al CdT l’altroieri da Rossana Cardani Vergnani, capo del Servizio archeologia dell’Ufficio dei beni culturali: “Lasciare tutto a vista avrebbe richiesto un consolidamento di tutte le strutture, un controllo delle fonti di luce (per evitare la creazione di microrganismi e muffe), dell’umidità e della temperatura, che devono essere costanti.”
Resta un po’ di amarezza, però. Non si contano, infatti, i siti archeologici all’aperto: ad esempio in Val Camonica, in un parco creato ad hoc, ci sono incisioni rupestri patrimonio storico e di cultura. Certo che costa, basta guardare l’imperizia e la sciagura con cui vengono trattati i resti di Pompei. Ma questi 5 metri per 6 con resti dell’Età del ferro trovati a Lugano avrebbero potuto rappresentare un vero cambio di paradigma: investiamo nella cultura e nella divulgazione. Non è demagogia. Vero, sì, era uno scantinato. Altrettanto vero, sì, era “fuori contesto” come affermato dalla Cardani Vergnani. Ma sarebbe stato bello per delle scuole organizzare delle visite, o creare uno spazio da considerare come punto di partenza.
Dispiace, dispiace tanto che una colata di cemento ricopra nuovamente ciò che è stato sottoterra per più di 2’000 anni. Così è, e i motivi scientifici sono validi. Meno lo sono quelli puramente economici, cioè il costo della manutenzione. Presto bisognerà che la scienza, e dirimpetto l’uomo, capiscano che sempre la scienza e le nuove tecnologie possono essere usate anche per la divulgazione, per la storia, per la cultura.
Anche se in uno scantinato.