Nell’interessante dibattito a “60 minuti” di ieri sera sulla regolamentazione della cannabis c’era un convitato di pietra, al di là degli ospiti e delle rispettive posizioni: il paternalismo.
Questo convitato di pietra è stato protagonista a più riprese delle argomentazioni di Ugo Cancelli e Paolo Peduzzi, con una morale francamente esagerata a farla da protagonista. Abbiamo assistito a un paternalismo da salviamo i nostri ragazzi dall’incubo della cannetta, un paternalismo da “prima la cannabis, poi la cocaina, poi l’eroina”. Rispetto pienamente le opinioni di Cancelli e Peduzzi, ma il loro non è stato un argomentare, bensì un mix tra negare il problema (la cannabis in mano alla malavita e tagliata, come dice l’Uni di Berna, pure con metalli pesanti) e il noioso spiegare a una persona cosa debba fare della propria vita.
Partiamo da una verità incontrovertibile: la canapa, senza le schifezze con cui viene sempre più spesso mischiata, non è né la cocaina né l’eroina. E partiamo anche da un’altra verità incontrovertibile: una persona, quando non ne danneggia altre, deve essere libera di fare quello che vuole. Ed è qui che entra in gioco il paternalismo di Cancelli e Peduzzi: se una persona vuole farsi una canna, perché gli deve essere negato il diritto di non fumarsi anche metalli pesanti? “Perché quella persona non deve proprio fumarsela, la canna!” è la risposta paternalista. Non è non regolamentandola che il ragazzo o l’adulto non fumeranno più cannabis. Quando si parla di temi così presenti nella nostra società non è permesso usare il paraocchi, quello indossato per esempio da Cancelli quando ha detto che grazie a “Besso Pulita” non ci sono più i “65 spacciatori” che una sera contò in via Besso. Certo, non saranno più lì, ma saranno sicuramente altrove. Not in my backyard, ok, ma il mondo è grande.
Il proibizionismo ha fatto solo dei danni, ha fatto diventare un problema ciò che prima non lo era e arricchito – dovunque – la criminalità organizzata. Non serve la lezione calata dall’alto a chi vuole fumarsi una canna, ma la sicurezza di quello che sta fumando e la piena conoscenza dell’argomento in questione. Una volta che ciò è chiaro, con buona pace di Peduzzi e Cancelli, una persona ha il sacrosanto diritto di far quel che vuole.