Che UDC e PLR non abbiano alcuna coerenza è risaputo, ma l’ultima loro trovata a Palazzo Federale ha dell’incredibile.
È notizia di oggi infatti che una maggioranza borghese nella commissione delle finanze del Consiglio nazionale è passata all’attacco dei fondi per l’aiuto allo sviluppo. Dovranno essere decisi in “funzione allo stato delle finanze federali”, scrive la Regione. Tradotto: vanno tagliati. Ed è una decisione sconcertante non solo per i motivi addotti dal PS, cioè che è “un meschino piano d’autorità contro i più bisognosi”, ma soprattutto perché è un autogol.
“Aiuti allo sviluppo” è un modo di dire più concreto e meno sguaiato di ”aiutiamoli a casa loro”, ma a concetto siamo lì. Questi soldi, destinati alla cooperazione e, appunto, allo sviluppo servono – nei limiti del possibile – a migliorare le condizioni dei Paesi da dove migliaia di disperati partono e sfidano scafisti e onde del mare per trovare salvezza, futuro, tranquillità. Non sono soldi regalati così per sport, ma sono concreti aiuti a popolazioni in difficoltà.
È lo stesso discorso della vendita delle armi a paesi in guerra denunciata a più riprese da Amnesty International Svizzera: perché ti lamenti dell’immigrazione se, ai paesi da cui provengono questi disperati, prima vendi armi e poi tagli i fondi allo sviluppo?
Oltreché essere inqualificabile sul piano etico, questa offensiva di UDC e PLR mostra una volta per tutte in che mani siamo anche sul piano di pura conoscenza del mondo e dei suoi meccanismi. E no, non ci sentiamo tanto sicuri.