Vendere gli alcolici nelle stazioni di servizio in autostrada, questa sarà una delle proposte per cui passerà alla storia del nostro paese Fabio Regazzi. Un uomo di temperamento, lo conosciamo, ma anche di scarsa tolleranza, visto il modo estremamente maleducato e prepotente con il quale ha reagito alle proteste dei Verdi.
Regazzi si è molto infastidito. A suo dire è degno di “facce di tolla” criticare la sua proposta e allo stesso tempo, come fanno appunto i Verdi, sostenere la regolamentazione (non liberalizzazione) della cannabis. Regazzi sbaglia doppiamente. Innanzitutto fa parte della dialettica politica contestare, e se i Verdi hanno ritenuto di esprimere la loro opinione democrazia vuole che quella opinione abbia casa nel dibattito. Secondo, la vendita degli alcolici in autostrada non c’entra niente con il dibattito sulla cannabis rilanciato dal comitato interpartitico CIRCA.
In ogni iniziativa, persino nel dibattito andato in onda a 60 minuti, chi è impegnato sul fronte della regolamentazione della cannabis ha sempre ribadito due punti fermi: l’organizzazione deve essere in mano allo Stato, la prevenzione deve addirittura migliorare. In altri termini, medici e addetti ai lavori avrebbero la precisa responsabilità di spiegare con dovizia controindicazioni, conseguenze e problematiche del fumare cannabis. E ciò che manca nel ragionamento di Regazzi è il principio di causa ed effetto. Se è pacifico che chi consuma cannabis è alterato come chi consuma alcol, lo è altrettanto il fatto che la cannabis non si troverebbe alle pompe di benzina. È chiaro che guidare da “fatti” è pericoloso per tutti, ma è pericoloso anche mettere bolidi sotto al sedere di perfetti idioti come il tedesco che ha bruciato ogni limite di velocità, ed è pericoloso pure che pirati della strada abbiano potuto fare per anni quello che volevano perché i radar venivano segnalati. E qui il PPD ticinese ha una discreta parte di responsabilità.
Vendere alcolici in autostrada è un incentivo a chi è in quel momento arrabbiato o instabile, è il pusher che si avvicina al disperato, è l’accendere un cerino in una distilleria. Esistono merito e opportunità. Questa proposta è sbagliata sia nel merito, sia perché inopportuna. Ci sono già troppi morti sulle strade, e non sono “facce di tolla” a dirlo. Sono i numeri.