Non abbiamo mai creduto alla storia della Lega istituzionale da una parte e dell’ala barricadera dall’altra. Non lo abbiamo mai fatto perché la storia del poliziotto buono e di quello cattivo è vecchia, e anche perché la strategia è sempre stata quella di portare i volti più presentabili – come Claudio Zali – a ricevere complimenti (e voti) in altre aree.
Eppure la questione della tassa sul sacco, accettata oggi dal 58,2% dei votanti, rischia di diventare, per il movimento di via Monte Boglia, un autentico fattore di instabilità. Bravissimi – al contrario della sinistra – nel lavare i panni sporchi in casa e non far uscire uno spiffero, i leghisti questa volta si sono confrontati non con un tema qualsiasi, ma con Il Tema per antonomasia: la tassa sul sacco, appunto. Boris Bignasca questa mattina su Facebook ha ringraziato i suoi dedicando la battaglia a suo padre. Con questa tassa sul “fetido balzello” promossa da un Consigliere di Stato leghista, votata anche da larga parte della truppa leghista in Gran Consiglio e appoggiata tra gli altri da Gobbi, Borradori, Foletti e Caverzasio, nella Lega si è consumata una battaglia interna non indifferente.
Questa vittoria – anzi, più che vittoria bisognerebbe chiamarla “legalità ristabilita” – mette sì in minoranza l’ala barricadera, soprattutto quella del “villaggio gallico in riva al Ceresio”, ma porta con sé un altro dato importante: quello relativo a Marco Borradori. La sua Lugano, infatti, non l’ha seguito facendo arrivare i favorevoli a un misero 35,7%. Vittoria di Pirro per l’ala “istituzionale” luganese? Scricchiolii che si faranno sempre più forti? Notte dei lunghi coltelli in vista? Vedremo.
Ciò che è importante è notare come, uscendo dalle questioni tribali leghiste, il Ticino sia tornato nell’alveo della legalità. Di questi tempi, è già qualcosa.
Bene così.