Pochi mesi fa, il Mattinonline si scagliava contro i kebabbari. Anche in quel caso a seguito di un’inchiesta televisiva che ravvisava, in alcuni rivenditori, scarse norme igieniche. Rei di un’etnicità di successo, colpevoli di contaminazione etnica a colpi di salsine piccanti e carne arrostita, i criminali alimentari curdi, siriani e turchi subivano l’ira dei legaioli.
“Il Kebab è spesso al centro di inchieste sanitarie: sia per ciò che riguarda il tipo di carne utilizzato, sia per le condizioni igieniche in cui viene preparato questo alimento! Anche da noi in Ticino il Kebab è molto diffuso e il Laboratorio cantonale monitora i rivenditori di Kebab e compie controlli.”
Siccome in alcuni casi (secondo l’inchiesta) contiene carne scadente ed è prodotto in condizioni igieniche inadeguate il kebab diventa il nemico numero uno dello stomaco leghista. I buongustai di via Monte Boglia ci rendono pure partecipi di una loro inquietante convinzione:
“…la situazione disastrosa di alcuni kebabbari è dovuta all’impiego di personale straniero che non sa un tubo delle nostre norme igieniche!”
Poi scoppia il bubbone dello svizzerissimo signor Crotta, con le verdure con il marchio “Ticino” al centro dello scandalo. E stranamente i giornalisti di inchiesta di via Monte Boglia non scrivono una riga. Ce li immaginiamo a fissare delusi i pacchettini di minestrone di cui hanno pieno il frigo e sospirare sconsolati: “ghe pü da religiòn!”