Giscard d’Estaing-Mitterrand del 1974? Mammolette forse, ma che stile signora mia. I cazzotti che si sono tirati sempre Mitterrand e Chirac nel 1988 dopo la loro coabitazione? Chiacchiere da sala da tè. Ieri tra Macron e Le Pen non è andato in onda un dibattito, ma un match di pugilato di quelli belli. La rissa non è partita semplicemente perché se una era andata lì semplicemente per fare l’agitatrice di folle, dall’altra parte c’era un candidato serio e che, abbiamo con sollievo scoperto definitivamente, davvero presidenziale.
Si è capito subito che Marine Le Pen era pronta alla guerra: offese, illazioni, balle spaziali come la responsabilità di Macron della vendita di SFR e un programma economico all’insegna della comicità in libertà (uscita dall’euro ma non del tutto) hanno lasciato il leader di En Marche! libero – tra una provocazione e l’altra – di spiegare il suo progetto per la Francia. Nemmeno sul terrorismo Le Pen è stata convincente. Alla sua proposta di togliere la doppia cittadinanza ai terroristi la risposta di Macron è stata il punto game, set and match: “chissà che paura avrà chi vuol farsi saltare in aria…”
Il copione è proseguito identico per circa tre ore: Le Pen insulta, Macron spiega, Le Pen ride, Macron le descrive la differenza tra euro e Unione Europea, Le Pen si agita fingendosi la popolana che non è, Macron rispolvera il tono da “calmez-vous” usato da Sarkozy contro Royal nel 2007. Andò bene a Sarkò, è andata bene anche a Macron.
I giudizi sulla stampa francese sono unanimi: Macron ha vinto la prova di forza semplicemente perché, condivisibile o meno, un programma ce l’ha. Le Pen ha solo una serie di boutades e stanche ripetizioni di trite e ritrite battute su Hollande. Appunto per questo, ieri, in un match di pugilato abbiamo visto la differenza tra chi agita i pugni a vuoto e chi, con due ganci di quelli seri, manda ko un avversario tutto fumo e niente arrosto.