Solo qualche giorno fa il mondo ha assistito, attonito, alla retromarcia di Donald Trump sugli Accordi sul clima firmati a Parigi. Fuori da questi Accordi ci sono solo Stati Uniti, Siria e Nicaragua. Nonostante questo, durante la ratifica al Consiglio degli Stati l’UDC si è opposta con forza al taglio delle emissioni.
Che la destra sia legata a doppio filo al mondo industriale ed economico lo sappiamo. Che per loro l’aria che respiriamo e l’ambiente non contino niente l’abbiamo notato a più riprese: con il raddoppio del Gottardo, con l’uscita dall’atomo, ogni volta che si parla di energie rinnovabili, con la totale assenza di politiche contro l’inquinamento. Ma che le loro scellerate posizioni debbano in un futuro essere scontate da tutti noi è molto meno evidente: sono gli UDC a essere fuori dal mondo e con una bizzarra concezione del futuro, non noi.
Dietro le boutades sui costi che comporterà questo Accordo c’è il bisogno innato nell’UDC di trasmettere paura, di chiamare a raccolta l’elettorato più acritico di tutto l’Occidente e fomentarlo come già fatto in numerose occasioni. Il compito delle forze progressiste e ambientaliste è spiegare ai cittadini che è l’UDC a metterci tutti in pericolo, comportandosi così.
Negare il futuro non è mai servito a niente, nascondersi dietro un dito nemmeno. Ammettano di essere schiavi dell’economia e dell’industria, la finiscano di definirsi anti élites e a favore del popolo. A loro, se non ci sono interessi economici, del popolo non interessa assolutamente nulla.