Il Parlamento non è fatto (solo) per parlare, ma per partecipare sì. In questi giorni in Gran Consiglio mi sono cadute le braccia, addosso alle gambe che tanto mi fanno male per la coda di dengue e il principio di afa. La testa però ancora sta al suo posto e si domanda come si può disattendere in questo modo ai propri obblighi civici e civili. Solo due deputati della Lega sono rimasti seduti in aula, mentre lo sciame in protesta usciva a ciondolare in corridoio. E, in ogni caso, non sono intervenuti sul consuntivo né hanno votato, il gettone però l’hanno preso, e non è neanche l’aspetto più triste. Da cittadina mi sono sentita offesa, da gran consigliera che fatica a conciliare tutti gli impegni cercando di non mancare mai e di garantire risultati oltre che contributi a chiacchiere, mi sono sentita presa in giro. Il partito di maggioranza relativa in Governo si comporta come una scolaresca in gita. Peccato che non è il paesaggio il punto, ma il Paese. Questo Canton Ticino, dove tutti dovrebbero dare una mano per risolvere i problemi del passato e garantire un migliore futuro. Se da Procuratrice avessi incrociato le braccia ogni volta che non condividevo l’agire del Direttore del Dipartimento delle Istituzioni, non avrei più arrestato nessuno… Mi dicono che così va il mondo, io non sono d’accordo, così va a rotoli, se noi lo permettiamo. Impegno civico (e civile) è anche dissentire quando qualcuno manca ai suoi doveri. Chi tace, come si dice, acconsente. E io di tenere la parte a chi fa teatro di pupi invece che politica, non ci sto.
Natalia Ferrara