“Sono furibondo”, disse Norman Gobbi in conferenza stampa quando si accorse che in casa sua, al dipartimento delle Istituzioni, i permessi venivano distribuiti a pioggia; “su tutte le furie”, si è definito sempre Gobbi ieri pomeriggio per la decisione collegiale del governo di togliere l’obbligo di presentare il casellario giudiziale a chi chiede un permesso B o G per arrivare al nuovo Accordo sulla fiscalità dei frontalieri con l’Italia.
La decisione presa dal Consiglio di Stato è stata lungamente caldeggiata dal Consiglio federale. Sia Ueli Maurer, ex presidente UDC del quale non si sospettano certo amicizie o interessi con l’Italia, sia più recentemente Doris Leuthard sono intervenuti in questo senso. Basterebbe solo questo per far franare il terreno sotto i piedi di chi, avventato, ha gridato al tradimento. Siccome è bene essere precisi nelle analisi, occorre notare come al di là della reazione puramente acchiappavoti di Gobbi, questo nuovo accordo sia la prima, vera misura antidumping. Solo grazie a questo provvedimento, le casse del cantone beneficeranno di 10-15 milioni all’anno in più. Al contempo, viene annullato il privilegio fiscale del frontaliere italiano rispetto al lavoratore italiano tout court. Chiunque arriva a comprendere come i frontalieri ne escano fortemente penalizzati, e prova ne è la loro gran protesta. È lecito a questo punto chiedersi perché la Lega e Gobbi siano altrettanto arrabbiati: i frontalieri non erano un problema?
L’obiezione che viene mossa è che per raggiungere questo accordo la Svizzera si sia svenduta e che la sicurezza sia in pericolo. Ora, definire pericoloso che non venga più ritenuto obbligatorio presentare il casellario quando due nazi riescono a cancellare l’evento di una discoteca con un volantino appare francamente ridicolo. Primo perché il dipartimento delle Istituzioni è l’ultimo che può proferire verbo riguardo ai permessi – visto il caos del quale non abbiamo ancora avuto soluzione, dato che sulla faccenda non si è più sentito dire niente –, secondo perché in caso di dubbi o bisogno di approfondire il casellario verrà richiesto comunque. L’obbligo non sarà più “sistematico”, infatti.
L’impressione che abbiamo è che, ancora una volta, la Lega dei Ticinesi stia prendendo in giro tutti noi e che il suo fan club sia pronto – oltre ad augurarsi l’impiccagione di Bertoli, Vitta e Beltraminelli come raccontato ieri sera – a bersi ogni parola del verbo di via Monte Boglia. La politica è compromesso, trattativa, diplomazia. Elencare queste tre virtù pensando a Norman Gobbi suscita il sorriso, ce ne rendiamo conto. Ma è così. Se non ci aspettiamo che l’elettorato leghista lo capisca, il minimo che dobbiamo pretendere è che lo faccia una persona che è stata candidata al Consiglio federale.